Ci sono uomini che lasciano tracce indelebili nella memoria sportiva d’una città . Ieri era in città Walter Mazzarri, il tecnico della salvezza dal -11. Reggionelpallone ha incontrato Elio Gustinetti, colui che firmò un altro miracolo amaranto, forse il più sorprendente e coinvolgente dell’intera storia della Reggina Calcio: la prima promozione nella massima serie.
Prosegue la carrellata di “ex d’autore” intrapresa in questi mesi: Reggionelpallone.it ha avuto il piacere d’incontrare l’ex tecnico della Reggina e del Grosseto in vista del cruciale incontro di domenica al Carlo Zecchini.
Mister, domenica Grosseto – Reggina. Per chi farà il tifo?
Io sono tifoso dell’Atalanta (ride di gusto, ndr). Tornando seri, al di là della brusca interruzione dei miei rapporti con entrambe le società , a Reggio sono talmente affezionato ed ho così tanti amici da non poter rispondere diversamente: mi auguro vincano gli amaranto. Sarebbe importantissimo non arrivare con il patema d’animo all’ultima giorrnata.
Dalla sua risposta sembra evidente lei segua ancora gli amaranto. Qualche volta è stato anche avvistato sugli spalti del Granillo…
Quando allenavo a Crotone univo l’utile al dilettevole e, appena ne avevo la possibilità , venivo a vedere la Reggina e gustarmi la Serie A: devo dire che ho anche visto ottime partite…
Il Granillo lei, lo ha “visto crescere”. Lo Stadio era ancora in costruzione quando lei costuì quel capolavoro che regalò alla Reggina il palcoscenico della Serie A.
Già , ma non me lo sono goduto fino in fondo, non posso nascondere ci sia un pizzico di amaro in bocca. Pazienza, ci sono arrivato a vederlo finito e ribollente di passione da tifoso.
Sinceramente mister, quanto sente sua quella promozione?
Sinceramente? (gli scappa un’altra risata, ndr) Al 99,99%. Senza nulla togliere, naturalmente, a Bruno Bolchi, dico semplicemente che a sei giornate dalla fine la squadra aveva un’identità definita, sapeva come giocare
Chiunque abbia a cuore la Reggina custodisce nel vano dei ricordi più cari l’immagine della sua squadra. Qual’era la caratteristica, secondo lei, che ne determinò il successo, dal punto di vista tattico.
E’ un discorso complesso. Optai per un cambio di modulo, cosa che non mi capita spesso, per cercare di mettere i miei giocatori nelle condizioni ideali per esprimersi. Spostai Ziliani terzino, Poli davanti alla difesa e poi con l’arrivo di Ciccio (Cozza, ndr) facevamo il 4-3-3 con un centrocampista offensivo a ridosso delle punte. Era una splendida orchestra, ragazzi eccezionali
Per raggiungere certi traguardi, però, è necessaria anche una forte componente caratteriale.
Che noi avevamo! In quella squadra giocava Maurizio Poli, giocatore dotato di una grinta unica, capitano di umiltà e applicazione totale, il suo apporto fu fondamentale. Tutti, poi, avevano grande voglia di mettersi in luce, calciatori che magari non avevano grande credito ad inizio anno, penso ai Di Sole, Martino, Pinciarelli, un giovane Firmani, Sussi, che non solo si rivelarono all’altezza ma diedero un contributo enorme
Era una Reggina che faceva del gruppo la propria peculiarità , eppure c’erano alcuni elementi di assoluta levatura. Se dovesse fare un nome, chi era la stella della squadra?
C’era un calciatore, che io conoscevo per avere già allenato, che fece una stagione strepitosa: Davide Possanzini. Ma come non citare Ciccio Cozza, che il presidente ci regalò a gennaio, o Fabio Artico che fu autore di un’annata strepitosa? A me, poi, piaceva molto anche Briano. Purtroppo, con l’arrivo di Cozza, lo dovetti sacrificare e decisi di giocare con Poli davanti la difesa, Firmani in copertura e Ciccio in appoggio…
Cosa le è rimasto, invece, del suo rapporto con la città ?
Quando vivi emozioni del genere si crea un legame che il tempo non può sciogliere, intensissimo. Chi veniva allo stadio sono certo ricambi i miei sentimenti ed abbia Gustinetti nel cuore così come io terrò sempre tutti loro. Certo, poi sono passati tanti anni, c’è stata una Serie A entusiasmante in mezzo e ci può stare che qualcuno non sappia neppure chi sia Gustinetti. Ma è normale e non cambia di una virgola ciò che sento ancora per Reggio Calabria
Un unico rimpianto, dunque. Quell’epilogo amaro dopo la sconfitta con il Chievo…
Sì, ma deve sapere che di recente ho riallacciato i contatti anche con le persone con le quali c’erano state delle frizioni: specie con il Direttore Martino ma anche con il Presidente. Devo ammettere che m’abbia fatto davvero molto piacere: la bellissima storia che c’è stata non meritava di doversi tracinare dei rancori.
Rivederla, un giorno, a Reggio Calabria dunque non è più utopia?
La Reggina è un tassello importante, fondamentale della mia vita. Conservo tantissime amicizie, trovo la città stupenda: che dire, sarebbe bellissimo, ma non dipende da me…
Gianpiero Versace
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