Dopo il pareggio di Brescia qualcuno già festeggiava una virtuale salvezza. Dopo il ko interno con l’Ascoli, altri già suonano il “de profundis” e vedono nero ovunque. Insomma Reggio non si smentisce e dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che la virtù non la conosce. Le mezze misure nemmeno. O bianco o nero, il grigio non è un colore che ci appartiene. C’è chi, in vista della gara di Trieste parla di “spareggio” o di “ultima spiaggia”. Ma andiamo, non può essere certo questo lo scenario con cui la Reggina e i suoi 47 punti si apprestano a sfidare la compagine di Arrigoni, chiamata si all’ultima spiaggia. Lei la Triestina, non la Reggina. E si perché, calendario alla mano, più che la sfida di Trieste a alla Reggina potrebbero essere utili e indispensabile due vittorie interne nelle ultime due gare del Granillo: con Gallipoli e Albinoleffe. E non parliamo certo di Real Madrid e Barcellona. Ne dell’Inter ma di una squadra allo sbando societario e di classifica e di una che, al momento,sembra essere tranquilla e non ha nessuna ambizione. Non la può avere. Due gare più che alla portata per gli amaranta che dunque, dovesse uscire sconfitti da Trieste, (scongiuri del caso obbligatori e consentiti) avrebbero ancora due match ball da giocarsi. Non è uno spareggio a Trieste, non lo può essere. E’ una gara certamente importante, forse decisiva per il futuro degli alabardati, ma non l’ultima chiamata per gli amaranto che, comunque, in trasferta hanno dato sempre di più in questa stagione. Chiudere i conti prima, dunque, non è una “mission impossibile”. Ma Breda e company devono anche giocare d’astuzia e di “testa”, capendo che tipo di partita va impostata e quale sia, per gli avversari il valore dei tre punti. E poi, magari,. Colpirli sul più bello.
v. i.
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