E’ arrivato a Reggio da ragazzo, se n’è andato da uomo. Nel frattempo è cresciuto tanto, ha accumulato esperienza, ha girato l’Italia con la maglia amaranto addosso, dalla Serie C alla Serie A, ed ha scritto un importante, bellissimo, pezzo di storia della Reggina. Parliamo di Emanuele Belardi, che a Reggio Calabria è visto come qualcosa in più di un semplice ex portiere della Reggina. Nelle sue parate si intravedeva la voglia incondizionata di difendere la porta amaranto a tutti i costi; dalle sue dichiarazioni, ancora oggi, sfocia tutto il suo amore per la Reggina e la città di Reggio.
”Ho vissuto più a Reggio che a casa mia ad Eboli – ha detto Belardi ai microfoni di Eleven Sports, all’interno della rubrica condotta da Jolanda De Rienzo – Ho ricordi di grandi lotte, perchè salvarsi in Serie A o vincere il campionato di B con la Reggina era come vincere uno scudetto. Per anni abbiamo rappresentato il Sud in Serie A e la Calabria nel mondo, per me essere il portiere della Reggina era come essere il portiere della Nazionale e questo fa capire quanto è importante la maglia amaranto per me”.
Maglia amaranto con la quale fa il suo esordio in Serie A il 19 dicembre 1999. A San Siro. Contro il Milan. Parando un rigore a Shevchenko al 90′. Non proprio un esordio che si possa dimenticare facilmente…: ”Era il mio esordio in A ed il primo campionato della storia della Reggina in massima serie nel 1999 – racconta Belardi – E’ stato un esordio storico per me, per la Reggina e soprattutto per i 10.000 reggini a San Siro. Già prima avevo fatto un errore e mezzo sui gol, l’emozione mi aveva un po’ fregato. Dopo la personalità mi ha dato una mano riscattandomi al 90′.”
Il rigore parato a Sheva ma non solo. L’ex portiere parla anche della sua ultima avventura in amaranto (nonché anno del suo ritiro): ”Nel gennaio 2015 tornai dall’India, convinsi Bruno Cirillo a tornare a Reggio, dove eravamo cresciuti, perchè la situazione era complicata. Ci salvammo vincendo il sentitissimo spareggio con il Messina, sapevo che sarebbe stata la mia ultima partita nel calcio giocato e che dunque avrebbe avuto un sapore speciale. Al termine di quella gara ci furono lacrime di gioia e di grande sofferenza”.
Ancora ricordi: ”Di anni belli con la Reggina ce ne sono stati tanti, magari, se dovessi scegliere, direi l’anno della seconda promozione dalla Serie B alla A (2001/02, ndr). Quell’anno feci 38 partite su 38 e parai tanti rigori, partimmo per vincere il campionato e ci riuscimmo. Fu un anno bello ma ricordo anche lo spareggio di Bergamo, San Siro, il pareggio di Napoli che ci permise di andare in Serie A, lo spareggio col Messina ecc…. Il mio percorso a Reggio Calabria è stato lunghissimo”.
E alla domanda di un eventuale ritorno in riva allo Stretto, Belardi risponde: ”Al di là del tornare come dirigente o meno, io alla Reggina ho giocato 15 anni, sono arrivato a Reggio a 13 anni ed ho giocato in tutte le categorie professionistiche. La Reggina sarà sempre la mia squadra del cuore e lo dice la storia, che dice che Emanuele Belardi è stato 15 anni nella Reggina, mettendoci sempre tutto se stesso con i fatti. La cosa che più mi rende felice è che la Reggina oggi è ad un passo dalla Serie B, che ha meritato sul campo”.
E a proposito di cadetteria, Belardi pensa che ”Reggina e Monza debbano indiscutibilmente andare in Serie B sia per quello che è stato fatto in campo sia per il verdetto che recita la classifica ad oggi visto il margine di vantaggio e le poche giornate al termine del campionato”.Â
Poi il chiarimento su un eventuale futuro nella società amaranto: ”Diciamo che con il presidente Luca Gallo ci siamo sfiorati. Ci siamo incontrati, abbiamo parlato ma poi non si è concluso nulla…”
Infine un augurio a quella che, ormai, è diventata la sua seconda terra. ”Spero che la Reggina possa festeggiare la Serie B il prima possibile, mentre poi si potrà pensare ad un ottimo settore giovanile com’era un tempo e successivamente un futuro in Serie A, perchè la Reggina, Reggio e la Calabria meritano la massima serie”.
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