In collegamento con il giornalista reggino Alfredo Pedullà attraverso una diretta Instagram, le parole dell’attaccante amaranto Reginaldo:
Sul Coronavirus – ”E’ un momento difficile, speriamo passi presto, dobbiamo restare a casa. Cerco di guardare la tv il meno possibile, perchè sentire parlare di morti non mi fa piacere. Ripresa dei campionati? Non bisogna riprendere se tutti non stanno bene. Faccio un esempio, se riprendiamo a giocare, a Reggio ci saranno senza dubbio 16 mila persone allo stadio. Per ora è meglio stare a casa. Mi sveglio sempre presto, preparo da mangiare e mi alleno un’ora e mezza al giorno”.
La passione per il calcio – ”Mio padre mi disse che la mia nascita mi regalò un pallone, a 7-8 anni mia mamma mi veniva mi veniva a prendere per strada alle undici di sera, giocavo insieme alle persone di 15 anni. Ricordo che un signore dopo che mi vide giocare disse a mio padre di portarmi a fare un provino altrimenti lo avrebbe fatto lui. Vedevo i lavori che c’erano da fare, ma io dissi subito alla mia famiglia che ero destinato a giocare a calcio e che volevo fare soltanto quello. Un mese dopo, a 13 anni, mi chiamarono da Rio de Janeiro per andare a giocare lì: mia madre non mi voleva mandare, mio madre mi disse cosa volevo fare e gli risposi che ovviamente volevo andare a giocare a calcio, vedeva che volevo fare questo di professione. Alla fine mi disse che ci avrebbe pensato lui a convincere la mamma e siamo andati a firmare”.Â
L’arrivo a Reggio, la curva ed il rapporto con i tifosi – ”A Reggio sto bene, la Reggina merita la Serie A ed è lì che voglio portare questa squadra, dopodiché chiuderò la mia carriera qui. Dalla prima partita che ho giocato, i tifosi mi hanno fatto sentire molto importante e non mi aspettavo di essere così per loro. Io ho giocato la finale del derby brasiliano tra Vasco da Gama e Flamengo al Maracanà con 65.000 persone e vedere la passione che le persone qui hanno per la Reggina è uno spettacolo. Il giorno della partita la gente inizia a preparasi dalla mattina per dedicarsi alla Reggina e per questo sento di dare il massimo ogni giorno. Qui la differenza è che se si vince o se si perde la curva applaude e canta lo stesso e questo mi rimarrà per sempre impresso. Ho sognato parecchie volte di finire questo campionato senza perdere neppure una partita e quando abbiamo perso la prima volta con la Cavese sono stato veramente male. Sono arrivato a casa, ho detto a mia moglie che ero triste, sono andato a dare la buona notte ai miei figli e stato sul divano fino alle 4 del mattino per pensare e capire dove avessimo sbagliato”.
”Continuare a giocare fino a 41 anni? Se mi sentirò bene si, perchè no. Continuerò a giocare fino a quando sentirò di poter dare qualcosa”.Â
Sull’esultanza – ”Ho cominciato a farla 3 anni fa a Trapani. Sono un appassionato di Wrestling, mio zio lo faceva in Brasile. Volevo emulare uno tra John Cena, Rey Mysterio e Undertaker ed alla fine ho scelto quest’ultimo perchè mi veniva meglio (ride, ndr). Vedo che in città alcune volte le persone la fanno quando mi incontrano”.
Sulla città – ”Il posto più bello secondo me è il lungomare. Amo il mare, faccio spesso delle passeggiate, sentire il mare mi rilassa. Qui sotto casa ho tutti i negozi necessari, ma è devastante (ride, ndr). Ogni giorno, la mattina dalle 7 alle 8, mi fermo a parlare con i proprietari dei negozi. Fosse per loro mi offrirebbero tre caffè l’ora. Adesso mi manca non poterli vedere”.
Sulla ripresa del campionato – ”Bisogna stare attenti e pensare prima alla salute, che è la cosa più importante. Vorrei vincere il campionato sul campo e continuare a dimostrare di essere più forti di tutti quanti, per evitare alibi. Se non ci dovessero essere le condizioni sarà meglio smettere”.
”Quando ho firmato a Reggio ho chiamato il mister Toscano e gli ho detto che sarei rimasto qui perchè mi colpì il suo modo di organizzare la squadra, lo vidi l’anno prima quando allenava la Feralpisalò”.
”Ronaldo il fenomeno per me è il più forte brasiliano di sempre. Mi ha fatto venire voglia di venire a giocare in Europa ed in Italia, dove giocavano calciatori fortissimi come Cannavaro, Nesta, Maldini e Cafù. Ronaldinho? Si l’ho conosciuto, abbiamo fatto 2-3 serate insieme (ride, ndr).
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