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Prima la salute, poi il calcio…

Prima la salute, poi il calcio…
ReggioNelPallone
27/03/2020 20:08 | A cura di Antonio Calafiore
Prima la salute, poi il calcio. Dagli applausi a Ghirelli all'assurdità di Auteri, passando per la sportività di Bandecchi. Taglio agli stipendi? Si, ma ecco come. Medici ed infermieri, i nostri eroi...

La salute, prima di tutto. E’ un concetto che abbiamo ribadito più volte (anche se non ce ne dovrebbe essere bisogno), specialmente in un periodo difficile e delicato come quello che stiamo attraversando, che vede la nostra nazione, la nostra gente, combattere giorno dopo giorno contro la pandemia Coronavirus, che ahinoi ha già vinto parecchie battaglie. Un virus, un maledetto virus, che ha pian piano messo in ginocchio un intero Paese e tutto ciò che vi è al suo interno. Dalla stessa salute dei contagiati all’economia nazionale (si pensa soprattutto a quelle imprese che ”non rientrano” tra le attività lavorative di prima necessità e quindi costrette a chiudere i battenti per chi sa quanto tempo, con i guadagni praticamente paralizzati), passando per il calcio. Già, il calcio. Il Coronavirus è riuscito a bloccare anche lo sport più amato dagli italiani, che giorno dopo giorno si interrogano, ripetutamente: ”quando si riprenderà a giocare?”. Ogni giorno, con tanta speranza e con altrettante ipotesi che arrivano da parte degli addetti ai lavori.

La soluzione migliore al momento? Probabilmente non la si conosce. Anche se una cosa è certa: tornare a giocare a calcio, in questo momento, non rappresenta una priorità. Certo, l’avvento di questo maledetto virus porterà danni economici rilevanti alle società calcistiche di tutte le categorie, ma questo è un altro discorso. Perché qui, toccherebbe ad altri organi fare in modo che tali danni, seppur in minima parte, venissero quantomeno ammortizzati. Ma questo, come abbiamo già detto, è un altro paio di maniche. Ciò che davvero importa è la salute delle persone, con l’aspetto calcistico che passerebbe decisamente in secondo piano, anche se ancora si fatica a capirlo.

E allora, novanta minuti di applausi per Ghirelli. Ha detto bene il presidente della Lega Pro, diretto come sempre, ai colleghi di tuttoc.com. ”C’è un Paese disperato che cerca mascherine, piange i propri morti e non sa se tornerà ad avere un lavoro e noi litighiamo su promozioni e retrocessioni? Vorrei dire una cosa violenta ma non voglio essere maleducato”. E ciò non vuol dire che i Club non debbano dare uno sguardo al proprio futuro, che in un momento come questo fatichiamo anche ad immaginare, ma quantomeno non creare polemiche che in questo momento risulterebbero superflue e non farebbero bene all’ambiente. Parlare di calcio è quasi impossibile in questo momento. Ipotizzare possibili soluzioni da mettere in atto alla ripresa dei campionati è doveroso farlo, ma da parte degli organi competenti e con onestà intellettuale, senza creare inutili polemiche.

Non lo ha fatto il tecnico Gaetano Auteri, il quale ha parlato di un ”mini-torneo con azzeramento delle classifiche” per decidere le sorti della stagione. E magari – aggiungiamo – mischiamo anche le squadre. Un’ipotesi, quella del tecnico del Catanzaro, che ha sin da subito scatenato il dissenso dei tifosi amaranto (e non solo). Sarebbe assurdo azzerare quanto fatto finora da ciascuna squadra e giocarsela attraverso un metodo simile al ”chi segna vince”. Sarebbe assurdo azzerare lo straordinario percorso della Reggina (attualmente a +9 dal Bari), lo sarebbe ancor di più chiedere di farlo al Benevento, capolista della B, che di lunghezze di vantaggio dalla seconda ne ha ben 20. VENTI! E allora, si parli con cognizione di causa e non quanto per farlo o per mascherare i propri errori.

Ha detto bene Stefano Bandecchi, presidente della Ternana, che ha ritenuto giusto rispettare la classifica attuale qualora non si potesse riprendere a giocare, nonostante la sua squadra avesse interessi maggiori rispetto a quelli di molte altre. Considerare promozioni e retrocessioni, in questo momento, è più che legittimo, ma non di fondamentale importanza. Prima di tutto, nel calcio, c’è da salvare l’intero sistema, che rischia seriamente di crollare. C’è da programmare, prendere delle decisioni, intavolare soluzioni, piani di riserva ed infine agire. Bisogna farlo, perché le parole di Gravina, relative al rischio di perdere oltre 3.000 società dilettantistiche, fanno davvero paura. Bisognerà, in oltre, che ciascuna componente remi verso un’unica direzione.

Chiudiamo con un pensiero sulla questione relativa al taglio degli stipendi, metodo finalizzato ad alleggerire le spese delle società in questo periodo. A riguardo, diremo poco. Ma lo diremo con la speranza che ciò abbia un peso specifico maggiore: quando si parla di tagli degli stipendi o decurtazione di essi, non si faccia soltanto riferimento alla massima serie del nostro calcio, ma si guardi anche più in basso. Non si pensi soltanto ai Paperoni della Serie A, ma anche a chi, al di fuori del massimo campionato, in B e soprattutto in C, non guadagna di certo cifre astronomiche, bensì semplici stipendi. In tutto ciò, non si chiede di fare figli e figliastri, di adottare delle restrizioni sullo stipendio di Cristiano Ronaldo (Serie A) piuttosto che su quelli di Falcinelli (Serie B) e Bellomo (Serie C), facendo dei nomi casuali, bensì di farlo in modo diverso, con le dovute percentuali e proporzioni del caso.

Coloro che, invece, probabilmente meriterebbero qualcosa in più a fine mese, sarebbero gli operatori sanitari. Medici, infermieri, il personale socio sanitario e tutti coloro i quali, in questo momento, si trovano in prima linea per combattere questa pandemia, rischiando la vita ogni giorno nell’intento di salvare quella delle altre persone. Loro si che meriterebbero qualcosa in più. Ed è a loro, lasciatecelo dire, che mandiamo un caloroso abbraccio, contenente tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza, oltre ai classici ringraziamenti per tutti i sacrifici che stanno facendo. E forse sarà anche grazie a loro se potremo tornare a parlare di calcio, tornare allo stadio, esultare per un gol, festeggiare una vittoria. E vittoria, la più importante, sarà quando il bollettino giornaliero emanato della protezione civile scomparirà definitivamente dalla nostra quotidianità, diventando soltanto un ricordo…

Antonio Calafiore

Antonio Calafiore

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