Una lotta continua, senza però riuscire a creare pericoli alla porta degli avversari. Al Massimino di Catania la Reggina si è vista negare un rigore clamoroso, ma l’episodio in sé non può bastare a “mascherare” una sterilità offensiva su cui lavorare in vista della Paganese. “Dobbiamo essere bravi a portare l’inerzia della partita dalla nostra parte, anche quando gli avversari proveranno a chiudersi”. Un concetto, quello ripetuto a più riprese da Mimmo Toscano, che sul campo del Catania non è stato applicato.
Tanta volontà , tanta corsa, ma la luce non si è accesa neanche in una ripresa che ha visto la capolista alzare notevolmente il raggio della propria azione, costringendo gli etnei ad affidarsi solo a qualche sporadica ripartenza. Un possesso palla che non ha trovato sbocchi, una manovra che non è sfociata in concretezza. Poco fluidi per vie centrali e precipitosi sugli esterni, gli amaranto hanno lasciato il campo con la netta sensazione che nei 50 metri avversari si poteva fare molto di più.
Sia chiaro, è una questione di reparti e non di singoli. Ma è pur vero che qualche elemento deve trovare al più presto smalto e condizione. Il primo nome che balza alla mente, è inevitabilmente quello di Corazza, il cui digiuno è salito a nove partite consecutive. Siamo stati i primi a dire che il “Joker amaranto” non poteva tenere quei ritmi pazzeschi in quanto a media realizzativa, ma allo stesso tempo non può essere quello visto a Catania, avulso dalla manovra e sistematicamente ingabbiato dai difensori siciliani.
La fase cruciale del campionato è sempre più vicina, e di partite come quelle di Catania probabilmente ne vedremo altre. Ma per dar vita all’affondo decisivo, la capolista deve accelerare…
f.i.
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