Da novembre 2017 a maggio 2018. Quasi sette mesi di vuoto, in un Granillo che tutto sembrava tranne che uno stadio di calcio. Un’atmosfera triste, grigia, insopportabile, quella respiratasi dopo la decisione della Curva Sud di sospendere ogni forma di tifo, in seguito agli ormai noti fatti di Reggina-Catania. Quello che un tempo era stato il tempio della passione popolare, si era trasformato in una cattedrale del deserto, e le emozioni avevano lasciato spazio all’indifferenza generale.
A distanza di un anno, quei tristi ricordi per fortuna sembrano lontanissimi. La Curva Sud è tornata, anche se con l’anima non era mai andata via. E’ tornata in un momento delicatissimo, quando c’era da soffrire accanto ad una maglia amaranto che si trovava in mezzo a mille difficoltà , come una barchetta in mezzo all’oceano.
Dai 300 presenti al Granillo per l’ultimo allenamento che ha preceduto l’inizio del campionato, fino al muro umano di Reggina-Monopoli. Dai 100 di Vibo in campo neutro, ai 2.000 di Vibo nella partita che ha sancito l’approdo ai playoff.
La Curva Sud è tornata, dopo aver pagato prezzi altissimi e conti salatissimi. La Curva Sud è tornata, e ci ha fatto ricordare ancora una volta che senza di lei il calcio è un semplice atto sportivo tra ventidue persone che si rincorrono in pantaloncini. Solo i colori, solo la gente, solo le bandiere che sventolano al cielo, trasformano una partita in qualcosa di magico.
In attesa di capire chi sarà il nuovo allenatore o quanti calciatori comporranno la nuova rosa, la Reggina il top player ce l’ha già a casa. Ed è un top player di quelli importanti, insostituibili, perché sai che comunque andranno le cose non ti tradirà mai…
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