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Reggina, Branca a RNP: “Vi racconto il percorso che ha riportato anima ed emozioni. Futuro? Testa bassa e lavorare”

Reggina, Branca a RNP: “Vi racconto il percorso che ha riportato anima ed emozioni. Futuro? Testa bassa e lavorare”
Reggina
13/01/2019 14:28 | A cura di Ferdinando Ielasi
Il club manager a amaranto: "Questo progetto parte dallo scorso gennaio, ed è merito anche di Giuseppe Praticò. I miei meriti principali? Aver proposto Taibi e non aver mai mollato...".

Dentro la rivoluzione. In una lunghissima intervista concessa a RNP, il club manager della Reggina Giusva Branca si racconta a trecentosessanta gradi, analizzando un percorso che ha portato risultati importanti a dispetto di enormi difficoltà…

Il volto che dall’inizio ha caratterizzato la stagione amaranto in corso è, innegabilmente, quello del club manager, Giusva Branca. Tuo il progetto sposato dalla famiglia Praticò, tua l’intuizione di Massimo Taibi alla guida del progetto tecnico. E oggi cosa resta, cosa ci si lascia alle spalle?

Ti ringrazio, ma devo correggerti in parte: il progetto è stato sviluppato assieme a Giuseppe Praticò fin dallo scorso mese di gennaio, un anno fa esatto, quando la mia idea di restyling totale degli assetti del club che avevo sviluppato la proposi, appunto, a lui

E da cosa era fatto questo progetto?

E’ chiaro che dall’esterno certe logiche non sempre si comprendano, l’idea era quella di far tornare protagonista la gente attraverso figure identitarie e attraverso una squadra che, poco alla volta, regalasse emozioni, dopo un periodo troppo lungo di depressione. Tutto ciò avrebbe dovuto essere propedeutico ad un sensibile rafforzamento degli assetti societari, della proprietà del club

La famosa “Chiesa al centro del villaggio?”

Certo, esattamente quello; qualcuno ci ha ironizzato su, ma era ben evidente che si trattava di un percorso lungo e complesso che, ove fosse riuscito, sarebbe terminato solo a chiusura di questa stagione. E qualcosa mi dice che ce la faremo anche un pò prima della fine…

Detta così, però, sembra che tutto sia stato sotto controllo e che la sequenza degli accadimenti fosse predeterminata…non mi pare, però, sia andata esattamente così…

Eh no, sarebbe una goffa bugia dire questo; il percorso era questo, ma poi gli eventi ci sono caduti addosso, spesso in maniera del tutto imprevedibile; penso al rinvio dell’inizio del campionato, con annessi ritardi nelle erogazione dei contributi Lega, penso alla fideiussione, per la quale anche la sentenza di appello ha sancito che ai clubs non può essere imputata alcuna colpa nei comportamenti, penso allo stadio chiuso all’improvviso alla vigilia dell’esordio, con ben 4 partite giocate in campo neutro. Queste cose, concatenate, hanno generato una situazione che avrebbe ucciso un toro; noi, consentimi, siamo stati molto bravi a tener botta comunque e a non smarrire la direzione. Se lo avessimo fatto, oggi non staremmo a raccontare questo epilogo della storia

In tutto ciò il comparto tecnico, la squadra, che peso hanno avuto?

Direi decisivo, credo che il lavoro di Massimo Taibi sia stato qualcosa di epocale; con un budget minimo ha messo in piedi un gruppo straordinario e che ha strabiliato sul campo, pur considerando degli ovvi passaggi a vuoto, spesso figli della situazione contingente o del tempo necessario per assemblare una squadra completamente nuova. Inoltre Taibi ha messo sotto contratto lungo 12 calciatori, dando respiro alla patrimonializzazione e, contemporaneamente, garantendo un’età media bassissima, il che si è tradotto anche in alto rendimento economico per il minutaggio. Al resto ci ha pensato mister Cevoli, ma si tenga presente che questa squadra, ad oggi, ha 9 punti in più dell’anno scorso con una gara in meno, 4 partite disputate in campo neutro, senza un campo di allenamento stabile, il centravanti titolare rotto quasi subito…non scherziamo…

Ora sembra tutto rose e fiori, ma c’è stato un momento in cui hai pensato che non ce la avreste fatta?

Sicuramente, più di uno; eppure qualcosa mi diceva, ci diceva che dovevamo andare avanti, che la via sulla quale stava crollando la montagna, era quella giusta per metterci in salvo. Bisognava solo accelerare il passo per evitare che ci cadesse addosso. Io sapevo che la cavalleria sarebbe arrivata, lo sapevo perchè ero al corrente di quello che poteva accadere su più fronti, qualcuno gestito da me personalmente…unica cosa erano i tempi che sembravano essere precipitati poco prima di Natale

E però prima di Natale le cose, appunto, si erano messe male con la squadra che si sarebbe fermata…

Allora, in quei giorni a contatto continuo con la squadra eravamo io e Taibi e la netta sensazione che abbiamo avuto è stata che questi ragazzi alla fine sarebbero scesi in campo comunque, non avrebbero lasciato la maglia amaranto in mezzo a una strada. E non dimentichiamoci che il famigerato comunicato non portava la firma loro ma quella dell’ Aic, del loro sindacato. Poi, per fortuna, la famiglia Praticò ha impresso accelerazione decisiva a una delle trattative grosse che erano in piedi ed è andata come è andata. Certo, alla fine della fiera possiamo dire che Luca Gallo ha salvato capra e cavoli, in qualche modo ha già scritto la storia prima ancora di cominciare…

Qualche situazione, però, la avete gestita male, ad esempio le vicende S.Agata e Grassani…c’è qualcosa che ti rimproveri?

Sui rapporti con la curatela e con l’avvocato Grassani non posso dire molto perchè già al mio ingresso nel club le situazioni erano molto, molto incancrenite, non c’erano già più margini di manovra, nessun intervento di ricucitura era più possibile. Mi rimprovero di aver sottovalutato, all’inizio, la vicenda del marchio Reggina Calcio, non relativamente alla sua importanza – ho più volte ripetuto che prima o poi dovrà tornare a casa – ma rispetto all’ipotesi, poi diventata realtà, che potesse interessare a qualcuno, sia pure in affitto per pochi mesi. Qui ho sbagliato, mi sono distratto…

Due meriti che ti riconosci?

Avere individuato e proposto Massimo Taibi come colui il quale ci avrebbe condotto nel nuovo mondo e non aver mollato mai, anche quando eravamo rimasti da soli io e lui a crederci. Quando qualche amico mi diceva “vieni via, crolla tutto” e qualcun altro diceva, a mò di sfida “..e allora vattene, ma smettila di angustiarti…altrimenti resta e fai vedere a tutti chi sei”.

E quando ti “sfruculiano” così gli amici e tifosissimi…come fai ad andar via, come fai a guardarli in faccia poi? Mi è venuta in mente una cosa che mi disse Peppe Bagnato, a proposito del rigore calciato a Pescara, nello spareggio della serie A perso contro la Cremonese nel 1989, quando in tanti si tirarono indietro e lui, difensore, che non ne aveva mai calciati lo tirò (e segnò): “Io sono di Bagnara” – mi disse – “con quale faccia poi avrei guardato in faccia tutti i miei amici, tifosi come me, conterranei come me se mi fossi tirato indietro?” E sono rimasto…

Che sensazione ti ha lasciato l’uscita di scena della famiglia Praticò?

A me tutte le cose che finiscono mettono malinconia, nel caso di specie, poi, è notorio come molte loro scelte di questi quasi 4 anni non mi abbiano trovato d’accordo, ma alla fine del film lasciano un club tra i professionisti e in mani di una nuova proprietà ambiziosa. Se guardiamo al percorso e non a tutti i suoi aspetti, alla fine, il tifoso potrebbe essere soddisfatto, secondo me. Permettimi, però, di ringraziare particolarmente Giuseppe Praticò per la sua disponibilità, predisposizione al confronto, capacità di condividere, spesso sulla fiducia, una idea che poi, in effetti, era l’unica via da provare a perseguire per far sì che, nonostante tutto, la Reggina fosse ancora appetibile, e, ripeto, le trattative importanti erano più di una. Questo interesse prima nonc’era, pur con i miliardi di problemi che abbiamo affrontato da luglio a dicembre

Sono stati anni difficili, si sono create tante divisioni

Credo che questo sia innegabile, ecco penso che proprio qua alberghino gli sbagli più evidenti, ma chi opera sbaglia e, soprattutto, ognuno ha la sua caratterialità specifica. Io, anche da Presidente della Viola Basket, sopportai in silenzio ogni critica, sono un giornalista, il concetto di critica “costruttiva” mi fa sorridere, la critica è critica e va esercitata, sono le regole del gioco. Cosa diversa sono le bugie, le calunnie, le diffamazioni, ma anche in questo caso ci sono gli strumenti per difendersi. Io la vedo così. Da un lato c’è chi sta sul palcoscenico che si prende la scena e dall’altra chi applaude o fischia o, in qualche caso, ulula. O fa ovazioni…

C’è qualcun altro da ringraziare?

Certo che si, i nostri meravigliosi tifosi che hanno dimostrato una pazienza infinita e chi ci ha concesso fiducia semplicemente sulla nostra faccia. Penso ad un paio di fornitori – certo, anche amici personali – che hanno chiuso gli occhi e aperto il cuore e il portafoglio per la Reggina e magari anche per la faccia di Massimo Taibi, Giuseppe Praticò o Giusva Branca

E ora? Il futuro cosa ci riserva?

Bah, mi pare che le premesse, le ambizioni, il respiro del progetto del Presidente Gallo e del dg Iiriti la dicano lunga, lunghissima. L’immediato riferimento al recupero di identità attraverso il recupero di luoghi, simboli, presenza storica del club in determinati contesti altro non è che l’esaltazione della ancora famosa “Chiesa al centro del villaggio…”(ride ndr)

E il tuo futuro? Il tuo ruolo?

So che le domande non si criticano, ma stavolta me lo consentirai: è l’approccio che è sbagliato. Tutti noi abbiamo il dovere di essere seri ed avvicinarci alla Reggina con spirito di servizio e non anteponendo egoismi personali. Comunque ti rispondo: io, noi, dobbiamo fare solo tre cose: lavorare, lavorare e lavorare!

E’ una non risposta…

Io sono sotto contratto fino al 30 giugno prossimo, ma non è manco quello il discorso: abbiamo miliardi di cose da risolvere e altrettante – mi pare di capire dalle parole della proprietà – da mettere in piedi. Che ciascuno pensi a lavorare, a dare un contributo alla causa e non a mettersi le spalle al sicuro.

Ma sarebbe una beffa per te se non dovesse esserci un futuro in amaranto…

Ho sempre odiato le rendite di posizione; il passato, quando è buono, serve solo a giocarti una chance. Io devo solo fare il meglio che posso nei prossimi sei mesi, darò tutto me stesso, come ho fatto nei primi sei e poi si vedrà. Con serenità e serietà, rispetto delle scelte e dei ruoli e lo dice uno che, a Reggio è noto, ha quasi 30 anni di varie esperienze nel mondo dello sport con le mansioni piùdisparate, dalla base al vertice, quindi se posso essere utile alla causa amaranto non sarà un problema di ruoli che mi porrò, non lo ho mai fatto, non comincerò certo adesso. Ma, ripeto, l’azienda è sovrana, come penso da sempre e il Presidente Gallo e il direttore Iiriti sapranno porre in essere le scelte che riterranno migliori per la Reggina. Personalmente se prima ho lavorato a testa bassa in mezzo alla bufera, lo farò ancora di più ora che il mare dovrebbe non dico essere più calmo, ma garantire qualche strumento in più.

Ferdinando Ielasi
Giornalista pubblicista, Direttore Responsabile di Rnp. Già collaboratore di Calabria Ora, da settembre 2014 conduce Tutti figli di Pianca su Radio Touring 104.

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