Un oro e due bronzi vinti ai campionati europei con la maglia della nazione italiana, oltre che un argento olimpico. E poi dodici scudetti, sette Coppe dei Campioni, una Coppa Korac e tantissimi altri riconoscimenti per un’autentica leggenda del basket italiano: il protagonista dell’appuntamento odierno con “A tu per tu” è Dino Meneghin.
“Che differenze riscontra tra il basket di una volta e quello di adesso?”
“È cambiato tutto. A partite dalle scarpe, dall’abbigliamento, ai palazzetti. Per quanto riguarda il gioco adesso i giocatori sono molto più atletici, rapidi e potenti. Tantissime cose son cambiate in meglio, altre in peggio, ma sostanzialmente adesso è ancora più bello perché c’è sempre più competitività .”
“Ai suoi tempi nessun italiano giocava in Nba, nonostante sia lei che Augusto Binelli siate stati scelti al draft. Negli anni a seguire sbarcheranno oltre oceano Rusconi, Bargnani, Datome, Gallinari, e Belinelli. Come mai?”
“Perché in questi ultimi anni da parte della Nba c’è molta più attenzione verso tutto quello che è il basket non americano. Ed ecco che oltre agli italiani, sono arrivati in Nba tanti giocatori russi, spagnoli, turchi, cinesi. per cui si è aperto moltissimo il mercato Nba sia per questioni di marketing, sia perché si sono accorti che anche fuori dall’america esistono giocatori fortissimi. Anche ai miei tempi c’erano giocatori che potevano tranquillamente giocare in Nba, ma a quei tempi tutto ciò che non era americano veniva considerato non buono.”
“Lei che con la canotta azzurra è quello che ha giocato più di tutti dopo Pierluigi Marzorati e quello che ha segnato più di tutti dopo Antonello Riva. Come vede il futuro della nazionale italiana con Meo Sacchetti alla guida?”
“Io conosco molto bene Meo da parecchi anni. È una persona eccezionale, con un grande carisma e che sa far giocare bene le sue squadre. Basta andare a vedere quello che ha fatto qualche anno fa con Sassari, dove in un colpo solo ha vinto scudetto e Coppa Italia. La sua nuova sfida con la Nazionale Italiana è di quelle davvero toste, visto che la concorrenza adesso è aumentata molto e le insidie sono sempre dietro l’angolo, però io sono sicuro che Meo farà un buonissimo lavoro.”
“Il giocatore più forte con cui ha mai giocato ?”
“Te ne dico uno per ogni decennio. Negli anni ’70 Bob Morse. Negli anni ’80 Bob McAdoo e negli anni ’90, nel mio triennio a Trieste, Bodiroga.”
“È riuscito a dircene uno a decennio perché lei è fra i più grandi esempi di longevità agonistica, visto che ha iniziato a giocare a 16 anni e ha terminato a 44. In questa lunghissima carriera è riuscito a giocare persino con suo figlio. Ci racconti le emozioni da lei provate quel giorno.”
“È stato molto emozionante. Andrea aveva 16 anni ed io 40. Vederlo sui parquet di serie A1 a quell’età mi ha riempito d’orgoglio anche perché lui non era arrivato fin lì a causa del cognome che portava, ma perché se lo meritava. E i numeri negli anni a seguire hanno infatti parlato per lui. Quel giorno però mi fece sentire molto vecchio (sorride, ndr).”
“Fra gli innumerevoli successi della leggenda vivente del basket italiano Dino Meneghin, quale è quello che le ha suscitato maggiori emozioni ?”
“Sicuramente l’europeo del 1983. Perché era la prima volta che l’Italia vinceva un europeo. Eravamo un’ ottima squadra, all’epoca allenata da Sandro Gamba, un grandissimo coach che è stato capace di tenerci sempre uniti dentro e fuori dal campo.”
“Nella stagione 1989-90 Dino Meneghin è stato eliminato con la sua Milano dalla Viola Reggio Calabria agli ottavi di finale. Tre giorni fa una piazza storica come quella reggina è stata retrocessa in serie B. Ci dica la sua a riguardo.”
“È un grande peccato perché Reggio Calabria è da sempre stata una piazza molto importante per il panorama cestistico. Con quel palasport, e con il calore dei suoi meravigliosi tifosi, non si può vedere così in basso. Purtroppo siamo in un periodo dove molte società attraversano momenti difficili. L’unica cosa che consiglio è quella di insistere sul vivaio, costruirsi dei giocatori in casa e spero si faccia avanti qualche sponsor a livello nazionale che creda nella realtà di Reggio e che li aiuta a risalire, perché una piazza come questa lo merita.”
Simone Bellantone
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