Voglia di ricostruire, di far toccare con mano alla gente che la Reggina è più viva che mai e punta a ricreare un’ondata di entusiasmo amaranto. Ospite della puntata odierna di Tutti Figli di Pianca, il neo club manager Giusva Branca ha affrontato parecchie tematiche importanti. Prima fra tutte, quella riguardante il progetto del club per la prossima stagione.
“L’ho già detto più volte, ma intendo ribadirlo con forza, perché questo è il punto principale su cui ci muoveremo: bisogna riportare la chiesa al centro del villaggio. Vogliamo che i colori amaranto tornino ad essere un tutt’uno con la città , solo così potremo risvegliare la passione dell’ambiente. Le idee sono chiare, le iniziative che andremo a sviluppare molteplici. Il club è pronto a muovere dei passi in avanti, verso le varie componenti che gravitano intorno alla Reggina: per smuovere le acque ed accendere l’entusiasmo, l’input deve partire da noi, di questo ne sono certo“.
Una figura esperta come Branca, non può non essere conscio che, per risvegliare il sacro fuoco della passione, serve una squadra in cui il popolo amaranto possa rispecchiarsi. “Non entro negli aspetti tecnici-chiarisce il dirigente-, quelli spettano ad una figura di spessore quale è Massimo Taibi. Entro invece sull’aspetto progettuale, che è abbastanza chiaro ed evidente. Vogliamo alzare l’asticella ed essere sempre più competitivi nel tempo, è ovvio che se partiamo da due salvezze, per dare concretezza a ciò che sto dicendo, nel prossimo torneo bisognerà puntare alla zona playoff. Il tutto deve passare attraverso un calcio sostenibile, attraverso un percorso che non ci veda fare il passo più lungo della gamba: il passo deve crescere gradualmente, mese dopo mese…“.
I messaggi in studio si susseguono, alcuni tifosi chiedono in quanto tempo si possa puntare ad un ritorno in B. “E’ un concetto relativo-precisa-, che lascia il tempo che trova. Ad esempio, io posso dirvi che vogliamo la B in tre anni, ma se l’anno prossimo ci dovessimo trovare nelle primissime posizioni, magari più di quanto preventivato, non credo proprio che staremmo a guardare. Io capisco le speranze dei tifosi, ma prima di parlare di tempi e numeri, qui bisogna pensare alla base su cui costruire. Non bisogna sbagliare le scelte, non bisogna mai trascurare l’anima che devono avere tutti coloro i quali lavoreranno per il club e per la gente. Ce lo insegna la storia della Reggina, se c’è l’anima la città lo percepisce, e quando questa città spinge diventa dura per tutti. Ecco, questo è un altro punto che mi sta parecchio a cuore: ritrovare l’anima combattiva di Reggio. Quando abbiamo vinto i campionati di C, o quando siamo andati per la prima volta in A, non lo abbiamo fatto da fenomeni o con corazzate: lo abbiamo fatto a modo nostro, facendo innamorare la gente e scendendo in campo con la nomea di brutti, sporchi e cattivi…“.
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