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Serie A2, Ponticiello a RNP: “Una piazza come Reggio merita di restare in A2. Io a Napoli…”

Serie A2, Ponticiello a RNP: “Una piazza come Reggio merita di restare in A2. Io a Napoli…”
Viola
26/04/2018 15:30 | A cura di Redazione ReggioNelPallone.it
Pensieri ed emozioni di Ciccio Ponticiello, allenatore di Napoli fino a dicembre, ai microfoni di RNP.
Ciccio Ponticiello, allenatore della Viola nelle stagioni 2012/13 e 2013/14, è intervenuto ai microfoni di RNP per raccontare la sua recente esperienza a Napoli ed esprimere un giudizio sul campionato di Serie A, senza dimenticare un pensiero per i colori neroarancio.

Coach prendiamo la macchina del tempo e torniamo ad un anno fa. Proprio di questi tempi si giocava i playoff con la Cuore Basket Napoli in serie B. Cassino è battuta, è serie A2. Senza dimenticarci dello straordinario trionfo in Coppa Italia e del premio come miglior allenatore dell’intero campionato. Ci racconti le emozioni di quei momenti. 

Tanto entusiasmo per un traguardo che inizialmente non era previsto, ma che poi arrivò grazie a qualcosa come 38 successi su 45 partite fra regular season, Coppa Italia e play off. E’ stato fatto sicuramente qualcosa di straordinario, perché tralasciando le vittorie sul campo, il PalaBarbuto era tornato a traboccare di gente, nonostante una categoria come la B. Si sfioravano le 3000 unità, che tra l’altro nemmeno la precedente società in un campionato superiore era riuscito. Ecco perché a chiusura della stagione mi sentì di definirla come “l’impresa del decennio”.

Quest’anno la Serie A2, una categoria ben diversità, si alza ovviamente l’asticella e crescono le difficoltà. Due vittorie in 10 partite, che vale il penultimo posto per via dello scontro diretto a favore con la Virtus Roma. Arriva il doppio turno casalingo. Vittoria contro Cagliari, poi Ciccio Ponticello viene sollevato dal proprio incarico. Dopo la separazione Napoli perderà 19 delle restanti 20 partite. Riesce a spiegarsi questa decisione?  
“Questa era una stagione in cui tutti eravamo consapevoli dei rischi e delle incognite che il campionato di serie A2 ci poteva riservare. Noi finimmo il 15 giugno la stagione precedente e già era poco il tempo a disposizione per programmare l’annata successiva. Per di più ad un certo punto, tra agosto e settembre, non eravamo stati nemmeno accompagnati dalla buona sorte, in quanto al sottoscritto è capitato di allenare fino all’inizio di novembre una squadra con ben 7 giocatori su 12 indisponibili per infortunio. Da lì la strada è ovviamente stata, ancor più di quanto ci si poteva aspettare, in salita. Ricordo bene quella partita con Cagliari. Era il nostro secondo successo consecutivo fra le mura amiche, il secondo nelle ultime 4 partite, con le altre 2 gare  che furono sì perse, ma sui campi di squadre come Treviglio e Casale, ossia sul campo di una squadra che ha conquistato i playoff e sul campo di una squadra che probabilmente ha espresso la migliore pallacanestro ad Ovest, vincendo tra l’altro meritatamente il girone. Detto ciò, era tuttavia chiaro andando ad analizzare i numeri, che Napoli aveva della problematiche da risolvere, ma che potevano essere infinitamente varie rispetto alla decisione di esonerare un tecnico che aveva vinto due delle ultime quattro partite.  Di li infatti è arrivata una lunghissima serie di sconfitte che non lasciano nel sottoscritto uno stupido sentimento di rivalsa, ma tanta amarezza e mi fanno tornare in mente non tanto il momento dell’ esonero, ma al 15 giugno 2017, giorno in cui sembrava potesse rinascere il basket a Napoli e invece mi accorgo che forse si sia persa un occasione di dare una grossa inversione di tendenza al trend della pallacanestro nella città, che oggettivamente dal 2008 ad oggi, eccezion fatta per pochissimi momenti felici, è stato un decennio prevalentemente negativo e questa stagione purtroppo non è altro che la fotografia del periodo per il basket partenopeo”.
Coach, adesso le rivolgo due domande da un milione di dollari: chi conquisterà l’A1? Chi è la maggiore indiziata per la retrocessione?
“È stato il campionato che tutti si aspettavano fosse, con un girone Est con un qualcosa in più rispetto a quello Ovest, soprattutto dal punto di vista dei singolo che vanno poi a comporre gli organici, ma quest’ultimo si è rivelato sicuramente più avvincente per l’inversione di trend nell’organizzazione. Non mi sento di pronunciare un solo nome per la corsa all’A1: vedo favorite Treviso, Fortitudo, Treste e Casale. Metterei anche Scafati che, nonostante parta un po’ più indietro, ha dimostrato che può dare filo da torcere a chiunque. Sui play-out posso dire che quanto fatto nella regular season si azzera completamente. Virtus e Piacenza, conquistando un migliore piazzamento, partono un centimetro più avanti, ma sono delle partite in cui subentra un fattore ‘incognita’ come quello della paura”. 
Chi, invece, l’ha sorpresa maggiormente? 
“Le sorprese sono tre: Rieti, Treviglio e Viola, tutte e tre vicine al mio Napoli nel momento in cui fui esonerato. La prima uscita solamente all’ultima giornata dai play-off; la Remero, che, fino a quando sedevo sulla panchina di Napoli, si trovava solo quattro punti più in alto e la Viola, partita così così, ha ribaltato nella seconda parte della stagione ciò che aveva fatto prima, raggiungendo sul campo e meritatamente la quarta posizione”. 
Su quale giocatore scommetterebbe per il futuro? 
“Più che un giocatore, proverei a formare un anomale quintetto, ma di sicura affidabilità. Vorrei partire dal rendimento straordinario che ha avuto quest’anno Andrea Pecchia. Una menzione particolare spetta a Lorenzo Caroti, per il semplice fatto che essere il playmaker di una squadra che ha fatto così bene non è per nulla semplice. Questi i miei preferiti, ma per completare il quintetto, segnatevi questi nomi: Bucarelle, classe ’98, ma già capitano di Cagliari; Simonovic, il lungo classe ’99 di Siena; e il “mio” Bruno Mascolo. Si tratta di cinque elementi sì giovani, ma dal grande avvenire”.

Chiudiamo con una domanda su quella che è la situazione attuale della Viola, a cui lei è affezionato per un’esperienza dal 2013 al 2014 con importanti risultati conseguiti sul campo. E’ fiducioso nel giudizio del Coni? 

Ci sono tante persone con cui ho stretto un grande rapporto a Reggio Calabria all’interno di questo progetto tecnico. Su tutti voglio citare Pasquale Motta e Agustin Fabi, ai tempi in cui allenavo la Viola già in squadra. Nutro stima nei confronti di coach Calvani, al quale mi lega una profonda amicizia. Mi auguro che la Viola faccia valere le sue ragioni perchè non si può cancellare il gran lavoro svolto quest’anno. Ho avuto la fortuna di conoscere la partecipazione emotiva del pubblico reggino, presente in massa non solo al PalaCalafiore ma anche in tutta Italia. Il movimento cestistico nazionale credo non possa permettersi l’uscita di scena di piazze come Reggio Calabria: sarebbe una grossa perdita per tutto il mondo della palla a spicchi. Queste cose che ho appena detto mi fanno essere un po’ più ottimista nei confronti del giudizio del Coni, il quale spero tenga conto dell’importanza che assume una squadra come Reggio in A2″. 
Simone Bellantone

Redazione ReggioNelPallone.it
Testata giornalistica online Aut. Trib. di Reggio Calabria n. 11/2010 Il calcio e lo Sport nella Provincia di Reggio Calabria.

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