“Simbiosi: associazione intima, spesso obbligata, fra organismi (animali o vegetali) di specie diverse, che generalmente comporta fenomeni di coevoluzione.” [treccani.it]
Non poteva esserci descrizione migliore del termine simbiosi per far capire il legame esistito ed esistente fra la città di Reggio Calabria e le sue principali realtà sportive, la Reggina e la Viola. Motori sociali dalle incredibili capacità trainanti, meravigliosi collanti anche in un contesto fin troppo spesso diviso da veleni inspiegabili. Luci, quella amaranto e quella nero-arancio, impossibili da spegnere, anche nei momenti più bui.
La spiegazione scientifica risulta perfettamente calzante, con gli aggettivi intima ed obbligata a far da naturale sfondo ad un popolo che ha sempre potuto contare sullo sport per trascendere qualsivoglia difficoltà . È, tuttavia, la stessa parola finale – coevoluzione – a spiegare al meglio come il periodo d’oro di Reggina e Viola, tra la metà degli anni ’80 e la fine della prima decade del nuovo millennio, si sia perfettamente intersecato, in un vortice di cause e concause, con il picco di massimo splendore vissuto dalla nostra città .
Anni nei quali Reggio poteva vantare campioni capaci, in seguito, di fare la storia delle rispettive discipline. Atleti in grado di vincere, da protagonisti, una Coppa del Mondo o rendersi assoluti protagonisti nell’olimpo della pallacanestro mondiale, l’NBA. Snocciolare, comunque, numeri o elencare trofei sarebbe superfluo e, forse, fin troppo ridondante.
Il ritiro del calciatore bresciano e le mille presenze, ottenute tutte con la canotta dei Sant’Antonio Spurs, del cestista argentino nella kermesse americana – celebrate dalla Viola con una speciale casacca nella prossima partita – rievocano la gioiosa consapevolezza di aver vissuto, per chi ha avuto la fortuna di farlo, simili momenti.
Ed è allora che il nostro petto, automaticamente, si gonfia di un orgoglio destinato rapidamente a divenir malinconia, finanche rabbia, al pensiero di quello che si era e che, adesso, evidentemente non si è più. Ed è da tale sentimento che Reggio, Reggina e Viola devono attingere a piene mani. Dalla consapevolezza di un passato recente tanto glorioso quanto realmente possibile. Perché, nonostante tutte le avversità , si può sempre tornare a splendere.
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