Le belle storie, nel mondo del pallone, esistono ancora. Merce rara, ovviamente, ma ancora ammirabile. Quella che stiamo per raccontarvi parla di Francesco Salandria da Trebisacce. Uno degli ultimissimi, in ordine cronologico, prodotti del Centro Sportivo Sant’Agata, trascinatore della salvezza sul campo del 2015. Quella, per intenderci, ottenuta sul campo del Messina, in uno dei derby dello Stretto più belli ed intensi di sempre.
Che fini con quel manipolo di ragazzotti di bianco ed amaranto vestiti ebbri di gioia, sul prato del San Filippo, per l’ennesima impresa. Da Viola a Maimone, passando per Di Lorenzo e proprio Salandria. Pilastro, nonostante i soli diciannove anni, della storica truppa guidata da Giacomo Tedesco. Ventitrè presenze condite da un’impressionante continuità tecnico-tattica, che ne fecero uno dei giocatori più importanti ed ammirati di quell’annata, partita in modo tanto tremendo quanto gioiosa all’apice.
Un’impresa, però, cancellata da questioni extra-campo che, ora, avrebbe certamente poco senso rivangare che vide quel magnifico gruppo smantellato dal disastro economico cui andò in contro la Reggina Calcio di Lillo Foti. Nessuno di loro si fermerà , dunque, a Reggio Calabria, che dovrà accontentarsi di ripartire dalla Serie D. Neanche Francesco, corteggiassimo da molti club di Serie C ed impossibilitato, nonostante il grande affetto donato e ricevuto, a chiudere le porte in faccia al professionismo: firmerà , diventandone addirittura il capitano dopo qualche tempo, con l’Akragas.
Un addio, tuttavia, amaro, con il ragazzo a dichiarare in più occasioni amore per la maglia amaranto, spettatore felice, come da lui stesso raccontato, del derby d’andata col Messina dello scorso campionato. Le buone prove fornite anche in Sicilia, lo porteranno ad essere ambito ed in seguito prelevato dal Matera, prossimo ospite al Granillo. Per quella che sarà sicuramente una sfida molto particolare per il giovane ragazzo di Trebisacce, cresciuto col pallone fra i piedi e l’amaranto nel cuore.
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