Unici. Semplicemente unici. E’ difficile trovare le parole e gli aggettivi giusti, in merito a quello che abbiamo visto stasera allo stadio Oreste Granillo. Avevano promesso uno spettacolo i ragazzi della Curva Sud, avevano promesso una serata speciale. Ma nessuno si sarebbe immaginato di assistere ad una prova d’amore del genere, ad un esempio di attaccamento e fedeltà verso i colori amaranto. Non di fronte ad una prestazione così deludente da parte della squadra. La Reggina oggi è stata protagonista in negativo di un autentico blackout, fino ad incassare una sconfitta di proporzioni clamorose.
L’undici di Karel Zeman, elogiato (giustamente) fino ad oggi, stasera sembrava non esserci. Ma se sul campo la storia è stata scritta in negativo, sugli spalti è accaduto l’opposto. Perché sostenere per 96 minuti una squadra che perde in casa 6-2, forse è un qualcosa che non ha precedenti in Italia. Se non fosse stato per un lavoro che ci impone di seguire ciò che succede nel rettangolo verde, stasera non avremmo smesso di guardarla neanche per un secondo quella Curva. Fiera, unita, compatta, straripante. Non dite a nessuno che quella Curva è in Lega Pro, che sostiene una squadra che ha come unico obiettivo quello di salvarsi. Non lo dite a nessuno, perché nessuno vi crederebbe. Non veniteci più a dire che l’entusiasmo è figlio dei risultati, che è la squadra a trascinare il pubblico. Può essere così in altre parti d’Italia. Non a Reggio, non stasera. Non in una Curva che viene trascinata solo e soltanto dalla passione.
Chi è rimasto a casa questa sera, sicuramente si è risparmiato una mazzata tremenda per quel che concerne il campo. Ma allo stesso modo, si è perso una serata da brividi, una serata commovente. Una serata che nessuno deve dimenticare, custodendola gelosamente alla voce “orgoglio amaranto”. La Reggina è tornata negli spogliatoi con le ossa rotte, capitan Coralli ha chiesto scusa a nome della squadra. Ma in Curva Sud no, in Curva Sud Reggio ha trionfato, offrendo una cartolina tutta a colori, uno spot per l’intero calcio italiano. Quei ragazzi che dopo il quinto gol del Matera hanno acceso centinaia di luci, cantando ancora più forte, sono l’ultimo baluardo di un simbolo. Non c’è sconfitta che possa abbattere quel baluardo. Quei ragazzi che al fischio finale hanno tributato alla loro squadra un’accoglienza degna delle serate vittoriose, sono la dimostrazione che il calcio, quello vero, non è morto. E finché ci sono loro, non morirà mai.
Chiunque ami questa maglia, chiunque ami questa città , oggi come non mai deve ringraziare quella Curva…
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