Cinque lunghissimi anni colorati di amaranto. Lottava in campo, ha lottato in panchina. Giacomo Tedesco è palermitano d’origine, ma reggino d’adozione. Lo riconoscevi in campo, un fisico non di certo statuario: la grinta, però, trasudava da tutti i pori. Ha tenuto in alto il nome della Reggina, che sia con un paio di scarpette chiodate o con una tuta ed una lavagnetta: ha dato tanto a questa maglia, troppo per essere messo nel dimenticatoio. Domenica non si gioca una partita, si gioca la partita. E Tedesco ha iscritto il suo nome nella storia a tinte amaranto.
Il derby con il Messina si avvicina e la mente non può che tornare indietro di due anni, a quel capolavoro il cui mentore fu Giacomo Tedesco.  Ci racconta che aria tirava al Sant’Agata in quella settimana di preparazione?
Fu una settimana troppo importante. Dissi ai ragazzi di stare il più sereni possibile e l’ausilio di gente come Cirillo, Aronica e Belardi lo ritengo tutt’oggi indispensabile. Riuscirono a far passare quello che per me è un concetto fondamentale: certe partite, così come lo sono i derby, non si giocano, si vincono. I ragazzi stavano attraversando un pessimo periodo a livello professionale, con tutti i problemi che quell’annata portò con sé. Con l’unione d’intenti e la giusta serenità si superano i più grandi ostacoli. Ero certo di farcela, così fu.
Ha vissuto Reggina-Messina sia da calciatore che da allenatore.  Mi verrebbe da dire che sono due lavori distinti e separati…
Da tecnico avverti il peso delle scelte, hai la responsabilità di indirizzare un match nell’uno o nell’altro senso. Non è permesso sbagliare ed io ho scelto chi, in quella settimana, sentivo mi potesse dare maggiori certezze. E’ stato premiato il gruppo, che ha creduto alle mie parole e nelle loro capacità . Metto però la vittoria da allenatore davanti a quella di calciatore: sono sensazioni indescrivibili, davvero…
La Reggina si presenta al derby con il morale sotto i tacchi ed un’intesa tra calciatori ancora tutta da trovare. Fosse in Zeman, come ovvierebbe a questi problemi?
Chi meglio del tecnico amaranto conosce la propria squadra, con limiti e qualità . Cercherà di sicuro di caricare l’ambiente, preparando la sfida anche nei più piccoli dettagli. So quanto la città tiene a fare bene contro i rivali storici: in quella partita d’andata play-out riuscimmo a riportare dieci mila persone al Granillo ed il ricordo del settore ospiti gremito al San Filippo è ancora vivo nella mia mente.
La pressione e la tensione pre-derby ci riportano a quella maledetta notte di Novara, stagione 2010/11, quando Rigoni allo scadere firmò il gol che diede il là alla qualificazione dei piemontesi. Come l’ha vissuta quella gara?
Fu una partita strana. La superiorità avvertita in campo era talmente tanta che nel momento in cui Colombo fu cacciato fuori, non mi resi conto di giocare in 11 contro 10. Al che, al rientro negli spogliatoi, vidi Riccardo in lacrime e senza capire cosa stesse succedendo gli chiesi il motivo. Il suo secondo giallo scaturì da un’azione fallosa per difendere me, che non sfuggì all’arbitro e che lui stesso sentì addosso come un macigno.
Si aspettava una chiamata dal nuovo corso societario? Se sì, sarebbe stato disposto a ripartire anche dalla Serie D?
Credo sia normale aspettarmi una chiamata dopo il miracolo di Messina. Il presidente mi conosceva, al San Filippo c’era anche stato. Non ci fu nemmeno una telefonata, la scelta cadde su un caro amico come Ciccio Cozza. Ha fatto un grandissimo lavoro, ma il ritardo di preparazione e la forza delle squadre che poi sono giunte davanti alla Reggina hanno reso i play-off l’unico obiettivo possibile. Bisogna comunque rendere onore a Mimmo Praticò, i dirigenti e l’amministrazione comunale con Falcomatà in testa: ridare il calcio professionistico ad una storica piazza come Reggio Calabria è un atto importante.
Cosa fa oggi Giacomo Tedesco?
Sto dando continuità al progetto della mia scuola calcio. Non nego ci sia stata una chiamata da una squadra di Lega Pro che versava in condizioni simili a quelle della Reggina, ma non conoscendo bene la piazza ed i calciatori c’è il rischio di bruciarsi. Ho sperato sino a qualche settimana fa in un contatto con qualche club di D o di terza serie, senza aver ricevuto nulla. Se dovesse chiamare la Reggina? Sapete tutti l’amore incondizionato che mi lega a questa squadra e questa città , l’ho dimostrato: per Reggio sarò sempre presente.
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