Nonostante qualche segnale positivo “captato” mercoledì scorso al Razza di Vibo Valentia, eravamo perfettamente consapevoli che la Reggina avesse tanto, tantissimo da lavorare per trovare la quadratura del cerchio. Condizione atletica e coesione fra i reparti, due ostacoli tanto importanti quanto inevitabili, per una squadra che anche in questa stagione ha dovuto per forza di cose partire in netto ritardo, e rispetto al ritiro di Cotronei è stata rivoltata come un calzino nello spazio di due settimane.
La sconfitta al debutto in campionato, ha evidenziato in maniera netta le criticità sopraesposte. Fermo restando che sarebbe assurdo, per non dire delittuoso, aprire a processi e critiche, riguardo il ko del “Purificato di Fondi” forse ci aspettavamo che determinate problematiche non risultassero in maniera così marcata. Il fisiologico ritardo di condizione è emerso a livello esponenziale soprattutto nella metà campo amaranto, al cospetto di avversari guizzanti e veloci che con il pallone tra i piedi hanno sempre dato l’impressione di sapere cosa fare.
Lo status di Alessio De Bode e Claudio Coralli, figure di prim’ordine dello scacchiere della Reggina 2016/2017, rappresentano la perfetta fotografia di tale staticità . Citiamo loro due non per gettare alcuna croce addosso, ma proprio per l’importanza che rivestono in questo gruppo. Il capitano, complice l’imponente stazza fisica che rispetto ad altri elementi richiede più tempo, è apparso l’esatta copia di quello visto nelle prime giornate della scorsa stagione, quando le buone intenzioni andavano a scontrarsi con un tronco corporeo piantato al terreno di gioco ed a tanti, troppi duelli persi  con gli avanti avversari (vedi primo gol del Fondi). Con una settimana d’allenamento nelle gambe, ed una carta d’identità che segna 33 anni, non ci si poteva aspettare una condizione che oggi come oggi non è neanche al cinquanta per cento rispetto ad uno standard massimale. Il suo curriculum parla da solo, l’attacco amaranto ha un disperato bisogno di lui.
Se pesanti sono le gambe, confuse sono le idee. Una legge non scritta del calcio, ma sempre d’attualità . In attesa di mettere “benzina” e metri, la Reggina, specie nel primo tempo, oggi pomeriggio ha finito per mostrarsi come una squadra troppo scollata, con distanze enormi tra un reparto e l’altro. Non è un caso se, a parte la palla gol capitata a Forgione, i pericoli alla porta dell’ex Baiocco sono state frutto di capacità individuali e non di manovre corali.
Difficoltà previste e prevedibili, per un gruppo che, è bene ricordarlo, deve avere nella salvezza l’unico obiettivo stagionale. Ma i campionati ed i calendari non aspettano nessuno, e domenica 4 settembre, allo stadio Granillo di Reggio Calabria, c’è il derby dello Stretto. Una partita che non ha bisogno di alcuna presentazione, un appuntamento che non si può e non si deve fallire, per tante, troppe ragioni. Alla piazza il compito di “digerire” le tre sberle prese questo pomeriggio, infondendo tranquillità e “rabbia positiva” agli amaranto. Alla Reggina invece, il compito di raddoppiare le forze, di trovare energie nervose laddove non arrivano quelle fisiche. “Il cuore oltre l’ostacolo”, una frase troppo inflazionata fino a sconfinare nel luogo comune, ma che deve assolutamente accompagnare una settimana che si preannuncia importantissima. Sperando che da qui a mercoledì 31 agosto, qualche altro sorriso arrivi dal calciomercato…
f.i.
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