Nessuna scossa. Il cambio da Tortelli ad Alberti non ha mutato l’encefalogramma piatto di una Reggina che sembra voler marciare spedita verso la serie D. Non semplice da affrontare l’ultimo ospite arrivato al Granillo, era lecito però aspettarsi qualcosa di più da Armellino (capitano nell’occasione) e compagni. Sterile la reazione, la discreta prova offerta nella ripresa è un palliativo che non può consolare. Poche le note positive (la volontà di Salandria, il discreto ingresso di Viola) a fronte di altri 90 minuti da cestinare quasi completamente. L’emorragia di sconfitte non conosce sosta e si basa su due pilastri sui quali il gioco del calcio si basa. Per superare l’avversario, bisogna provare a mantenere la porta inviolata e violare quella altrui. La Reggina riesce perfettamente nel compito inverso, per la gioia dell’avversario di turno che alla vigilia può pregustare il dolce della vittoria
Tanti i problemi e le difficoltà che attanagliano la Reggina attuale, impossibile pensare di superarle se non si debellano i due mali principali. Il reparto arretrato  prosegue indefesso nell’attività di ‘collezione topiche’, l’ultima delle quali ha permesso a Sarno di sbloccare la gara con il classico veleno dell’ex. Negli ultimi sedici metri l’apatia è  totale. Le poche occasioni costruite vengono sprecate con una mancanza di lucidità preoccupante, l’incredibile errore di Masini contro il Foggia è solo l’ultimo esempio.  A Catanzaro si continuerà a cercare l’uscita del tunnel, un derby vigoroso potrebbe risvegliare gli amaranto dal lungo torpore. ‘Miglioreremo con il tempo, dobbiamo lavorare’ il monito lanciato da Alberti nel post-partita. La clessidra però si è svuotata, non si può attendere oltre un risveglio.
Commenti